Coronavirus, l’Unione europea torna al tavolo delle trattative ma l’accordo sembra difficile e lontano. Ma l’Italia ha fretta.
Emergenza coronavirus, l’Ue prende tempo. Quel tempo che l’Italia non ha. La sensazione netta è che l’Unione europea, per evitare lo scontro diretto e la frattura, abbia intenzione di non decidere nulla in occasione del vertice del 23 aprile. Quello che per Paesi come l’Italia potrebbe rappresentare l’ultimo treno per evitare la catastrofe economica, per altri Paesi potrebbe essere un importante momento di riflessione per il futuro.
Un vertice non decisivo
Di fatto nella giornata del 23 l’Ue non dovrebbe decidere nulla. I leader si confronteranno sul Recovery Fund ma non arriveranno a una conclusione della questione. La prossime (ennesima) tappa sarà quella del 29 aprile, quando dovrebbe arrivare la proposta formale della Commissione. Sembra scontato invece il definitivo via libera al Mes soft, al piano Sure e alla nuova Bei, al momento gli unici fondi certi a disposizione immediata dei Paesi.
L’Ue ancora divisa sull’emergenza coronavirus
Con ogni probabilità andrà in scena un nuovo scontro tra i Paesi del Nord, che vogliono adottare gli strumenti esistenti per uscire dalla crisi, e quelli del Sud, che chiedono iniziative innovative e coraggiose. La sensazione è che nella giornata del 23 aprile il tema non verrà affrontato o sarà solo marginale. Il rischio è quello di bloccare i lavori su una discussione al momento senza sbocchi. Tradotto, di sprecare una serata e regalare al mondo una fotografia non proprio onorevole dell’Italia.
Recovery fund da 300 miliardi?
Stando alle indiscrezioni emerse nella mattinata del 23 aprile, la proposta della Commissione Ue sarebbe quella di aggiungere al bilancio pluriennale un fondo mirato, un Recovery fund da 300 miliardi di euro.
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